Fuoco, acqua, aria, terra. All'interno del ciclo produttivo delle opere Barovier&Toso, i quattro elementi si rincorrono, si avvicendano, collaborano come forze intrinsecamente connesse.
Potente, audace, vivo, il fuoco è energia, luce, calore. Il suo bagliore ne preannuncia la forza, capace di produrre un cambiamento di stato della materia. Si è reso indispensabile per l'evoluzione del genere umano, e da sempre è un elemento imprescindibile per la creazione e la lavorazione del vetro.
È un'alchimia dalle origini lontane quella tra terra e fuoco, elementi che Barovier&Toso sa come governare da oltre 700 anni. Al principio del processo, semplice sabbia silicea, sottoposta ad altissime temperature.
La ricetta magica si chiama partìa, e non è unica. Raccolte in un libro antico, tramandato segretamente di generazione in generazione, le ricette prevedono ingredienti, proporzioni e temperature diverse, per ottenere varie tipologie di vetro.
Ma di base c'è sempre la terra, sotto forma di sabbia, ossidi, sali minerali ed altre polveri, che incontrerà l'anima della fornace, il fuoco. Presenza costante, di notte avvampa e fa brillare le bocche dei forni di fusione, raggiungendo i 1400°, alimentato e regolato dal fonditore, per dare letteralmente vita alla massa vetrosa. Di giorno, il fuoco assiste il maestro vetraio, accompagnandolo fedelmente durante tutte le operazioni che serviranno a plasmare il vetro e dargli forgia.
Ed è qui che interviene ancora un altro elemento, l'aria, protagonista della soffiatura, tecnica straordinaria che richiede esperienza, abilità e sensibilità artistica. Un legame viscerale viene a crearsi tra il maestro vetraio e il pezzo, che racconterà per sempre quel gesto, quell'energia che dai polmoni si trasferisce al cristallo.
Così, nel rapporto tra l'uomo, l'aria e il vetro incandescente, forza e delicatezza si sublimano.
Perché nascano pezzi unici è necessario che gesti e competenze si incontrino e si sincronizzino, quasi per incanto. Il vetro richiede un lavoro di squadra, come una danza, ricca di accenti e di ritmi incalzanti. Preziosa alleata, in questa faticosa danza a stretto contatto con i forni, è l'acqua, che il maestro vetraio e i suoi aiutanti utilizzano spesso, soprattutto per raffreddare canne roventi, pinze e stampi. Apparentemente antitetici, il fuoco e l'acqua collaborano in questo processo creativo, come elementi che tornano e ritornano, con funzioni contrapposte ma complementari.
Strumento essa stessa in fornace, fuori da quei locali l'acqua per Barovier&Toso è anche altro: è il mare che lambisce Murano, che ne attraversa i canali, è bellezza, unicità. È proprio via mare che ogni settimana arrivano in magazzino 3/4mila chili di sabbia e tutte le materie prime che occorrono a creare e colorare il vetro.
Terra, acqua, fuoco e aria conservano legami di lontana e imperitura memoria, legami che nella maestria e nella cura nascondono il segreto delle creazioni Barovier&Toso.